Sessantasei morti e oltre 100 superstiti è il bilancio del naufragio avvenuto all’alba di domenica scorsa, 26 febbraio, davanti alle coste del Crotonese, a “Steccato” di Cutro, di un caicco carico di migranti. Tra loro molti bambini e donne.
Dei superstiti, 21 sono stati portati in ospedale ed uno di loro è grave, secondo quanto fa sapere il Centro coordinamento soccorsi attivato nella Prefettura di Crotone. A bordo c’era un numero presunto di 200 persone di origine pakistana, afgana, turca e somala. La barca si è spezzata in due per il mare mosso. I migranti “sono caduti in acqua a 150 metri dalla riva quando, “probabilmente, l’imbarcazione ha colpito uno scoglio” sommerso, ricostruiscono i volontari di Medici Senza Frontiere che hanno raccolto le testimonianze dei sopravvissuti.
“Quando siamo arrivati sul punto del naufragio abbiamo visto cadaveri che galleggiavano ovunque ed abbiamo soccorso due uomini che tenevano in alto un bimbo. Purtroppo il piccolo era morto. Aveva 7 anni”, ha raccontato Laura De Paoli, medico che opera per la Fondazione Cisom Cavalieri di Malta a supporto della Guardia costiera per gli interventi di soccorso in mare.
L’imbarcazione, che trasportava circa 200 persone, stava navigando da sola e non c’erano segni di pericolo. Le autorità italiane hanno inviato due motovedette per intercettare l’imbarcazione, ma le condizioni meteorologiche avverse le hanno costrette a rientrare in porto. L’operazione di salvataggio è stata dichiarata nelle prime ore di domenica, dopo che il naufragio è stato localizzato al largo di Crotone. L’operazione, coordinata dalle autorità italiane, è stata condotta via terra, via mare e via aerea con il supporto di una nave e di un aereo di Frontex. L’operazione è in corso”. Lo riporta un portavoce di Frontex all’ANSA.
Uno degli scafisti del barcone naufragato è stato aggredito sulla battigia di Steccato di Cutro subito dopo la tragedia in un tentativo di linciaggio da parte dei superstiti. La scena è stata notata dai carabinieri intervenuti per prestare soccorso: i militari hanno prelevato l’uomo e l’hanno portarono via. I successivi accertamenti hanno portato al fermo dell’uomo indicato dai superstiti come uno degli scafisti. E’ quanto emerge dagli atti dell’inchiesta sul naufragio.
Uno degli scafisti del barcone naufragato sulla costa crotonese disponeva di un telefono satellitare e di un apparecchio per inibire le onde radio/telefoniche. E’ quanto ha riferito uno dei superstiti interrogato dalle forze dell’ordine e la cui testimonianza è nel decreto di fermo che consta di una quarantina di pagine, a carico di due presunti scafisti maggiorenni. Per il terzo fermato procede la Procura dei minorenni di Catanzaro. Questo spiegherebbe il mancato SOS da parte dei migranti dall’imbarcazione.
È stata rinviata a mercoledì mattina alle 9 l’apertura della camera ardente nel palazzetto dello sport di Crotone dove sono state collocate le bare delle vittime del naufragio di domenica mattina. Il rinvio è stato deciso in quanto la polizia scientifica e medicina legale hanno chiesto ulteriore tempo per le verifiche sui cadaveri dei migranti recuperati nelle ultime ore e per ultimare le operazioni di identificazione.