Questo nostro Paese non è più un Paese vivibile. Ci sopravviviamo tutti, pronti sempre al peggio, che sia di giorno come di notte, ma non in un bosco oscuro di favolistica memoria bensì in città vicino casa, tra edifici mai abbattuti, in anfratti edilizi in cui il debole trema e degli immaturi godono.
Abbiamo paura perché c’è la conferma morale che la natura dell’essere umano è più fedele al male che al bene, più al buio che alla luce. È tutto dentro, pronto a venire fuori, a scatenarsi e a deflagrare in assenza di divieti, di una legge morale, in astinenza da godimenti fisiologici e naturali.
Da persone che “non avrebbero fatto male a una mosca” diventiamo assassini incalliti, persecutori accecati da sentimenti incontrollabili, bambini capricciosi e pericolosi attirati da un soddisfacimento impossibile.
Lo stupro di una ragazza di 19 anni a Palermo avvenuto lo scorso 7 luglio è una violenza di cui ancora si discute. Altro orrore e quello delle due cugine entrambe di 10 e 12 anni che sono state violentate da dei ragazzini poco più grandi nel Parco Verde di Caivano, nel Napoletano: un complesso di case popolari considerata, i fatti testimoniano, una delle piazze di spaccio più grandi di Italia.
Sui social nei confronti delle vittime a questo punto quasi sempre si verifica quanto si definisce “slut shaming”: ossia l’atteggiamento di far sentire una donna colpevole o inferiore per determinati comportamenti o desideri sessuali che si discostino dalle aspettative di genere tradizionale.
Nel caso della 19enne palermitana i commenti acuizzano il fenomeno della colpevolizzazione secondaria: il fare una facile morale sugli stili di vita presunti, tradotti nel primitivo e patriarcale “se l’è andata a cercare”.
Il cantante Ermal Meta ha pubblicato un video in cui invita il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a intervenire per cercare di arginare la mentalità della donna-oggetto e la conseguente violenza social: vi sono chat Telegram in cui utenti dal nome fittizio chiedono di poter vedere o ricevere i filmati registrati durante lo stupro di gruppo.
La Polizia Postale è intervenuta e nelle ultime ore si è appreso che sarebbe riuscita a trovare il video originale condiviso da uno dei violentatori.
Le parole di Ermal sono state: “Devono sapere tutti perché questo silenzio degli innocenti deve finire. Non ho votato per lei ma lei è la mia presidente, come lo è di tutte queste donne e mi rivolgo a lei con il massimo rispetto, in quanto carica istituzionale, donna, madre e cristiana: non crede che sia giunto il momento di finire questa mattanza?“.
Pasolini se fosse vivo e avesse assistito alla violenza di questi ragazzi come di altri con altre età, avrebbe scritto loro una lettera magari apostrofandoli con un altro “anime belle del cazzo”; avrebbe loro consigliato di andare a difendere l’amore per il prossimo e le istituzioni perché solo così si può davvero cambiare il mondo e le stesse istituzioni.
Invece eccoci qui, increduli e rassegnati davanti le televisioni e i tanti dispositivi mobili, ammalati tutti di populismo che sospinge a preferire la consolazione alla verità.
La ricerca affannosa del consenso con ogni mezzo morale e amorale. Tutto è permesso. Tutti sono migliori in apparenza e l’apparenza contribuisce all’identità.
È lo smarrimento di una generazione senza punti di riferimento o di un popolo intero?
Senza il dolore la vita non è umana ma quanto sta accadendo è troppo.
Alcune regioni del meridione d’Italia possono diventare in certe circostanze un luogo da cui si desidera solo scappare. Terre in cui il più forte diventa un eroe, in cui un popolo è lasciato fuori, scartato, senza legge, senza identità, vittima di chi gli riempie la pancia e le tasche.
Un popolo che ha fatto esperienza dell’abbandono dello Stato, della vita che vale poco, della religione che diventa superstizione. Un popolo che preferisce l’obbedienza ai capi in cambio della sua protezione.
Emergono nuovi particolari sullo stupro avvenuto a Caivano, in provincia di Napoli: ci sarebbero anche i figli di due esponenti della camorra tra chi ha abusato. Il numero dei coinvolti, del branco, potrebbe arrivare a 15 ragazzini. I carabinieri che indagano non escludono che il branco abbia abusato più volte e in più mesi delle due ragazzine. Le ragazzine si trovano entrambe in comunità.
In certe regioni piene di gente umile e generosa, un cancro antico impastato di criminalità e povertà genera metastasi.
Nessuno offre in eredità al figlio il proprio cuore.
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