Sia ben chiaro. Questo articolo non vuole in alcun modo giustificare le azioni di Alessandro Impagnatiello, ma cercare ove è possibile – come ha fatto Woody Allen nel 2005 con il film Match Point – di capire come qualche volta l’assassino diventa tale, solo per una serie di sfortunati eventi.

Nel 36esima opera di Woody Allen dal titolo Match Point, Chris Wilton (Jonathan Rhys Meyers) è un tennista che ha rinunciato alla sua carriera e fa il maestro di tennis in un club di lusso londinese. Qui conosce gli abbienti Tom Hewett e sua sorella Chloe che si innamora subito di lui. Il ricco padre dei due lo inserisce nella sua attività finanziaria, il matrimonio con Chloe avviene e per Chris si spalancano le porte del lusso e dell’agio.
Tutto fila per il verso giusto. Ma Chris che ha conosciuto Nola (Scarlett Johansson), ex fidanzata di Tom e aspirante attrice, ne è rimasto folgorato, e ha iniziato con lei una relazione contemporanea basata sulla passione. Finchè lei non rimane incinta, e gli chiede di lasciare la moglie.
Incapace di resistere alla pressione che rischia di compromettere in maniera irreparabile la sequela di successi da Chris realizzati finora, e alla quale non ha la minima intenzione di rinunciare, non gli rimane che un’unica via d’uscita: uccidere Chloe, infischiandosene del figlio che porta in grembo.

Alessandro Impagnatiello, ormai per tutti il killer di Senago, non è un tennista ma un barman in un locale di lusso di Milano.
E il suo timore principale non “era” di perdere una vita agiata grazie alle aziende del suocero, ma che la sua doppia vita e il suo enorme castello fatto di bugie venissero smascherati.

Bugie che raccontava a tutti, non per un interesse economico, ma probabilmente per puro piacere adrenalinico. Per sentirsi vivo.

Diceva alla 29enne Giulia Tramontano di volere un figlio da lei (Thiago stava per nascere), mentre raccontava all’altra, una fidanzata “parallela” italo inglese di 23 anni anch’essa incinta a gennaio – ma che aveva convinto ad abortire – che invece con la compagna era tutto finito.

Fabbrica persino un falso test del Dna per dimostrare alla 23enne che il figlio di Giulia non era suo e che anzi, lei aveva «problemi mentali».

Ai suoi colleghi diceva di non avere figli e di aver interrotto la relazione con Giulia dopo aver incontrato un’altra ragazza.

Insomma la menzogna era un divertimento, un hobby.

Finchè il suo castello di bugie non viene a galla, proprio per mano della sua nuova fidanzata, che scopre, sull’Ipad di Alessandro, i documenti e le ricerche effettuati in rete per fabbricare il falso test e
decide di mettersi in contatto con Giulia, proprio il sabato della sua scomparsa.

A questo punto vi invito a guardare il film che non vorrei spoilerare, ma che semplicemente evidenzia come alcune volte sia il caso a far scoprire un assassino e a decidere quale sia il suo futuro.

Nel film sembra essere anche la casualità a trasformare il maestro di tennis Chris in un assassino.

Nella vita reale Impagnatiello è molto meno pragmatico di Chris.
Alessandro chiede a Giulia che dopo aver scoperto tutto vuole lasciarlo, l’ennesimo incontro chiarificatore e mentre è di spalle, la accoltella alla gola e successivamente le infligge quasi quaranta colpi.
Dopo aver tenuto il suo corpo nascosto in un box e aver provato a bruciarlo prima con dell’alcol e poi con della benzina, lo trasferisce nel baule della macchina.

Segnala la sua sparizione e nel frattempo continua a simulare messaggi e inventare storie per depistare gli inquirenti e riavvicinarsi alla 23enne. Guida e porta con se il cadavere per due giorni, finché non lo getta nel luogo in cui è stato ritrovato.

Poi il crollo, e la confessione. E una lunga serie di bugie ancora tutta da scoprire.

Torniamo al messaggio finale del film Matchpoint: è il Caso l’unico arbitro in grado di stabilire le sorti del nostro destino; non esiste alcuna “giustizia divina”, e al delitto non segue necessariamente il castigo.

Per Impagnatiello invece ci sarà la giustizia terrena, e come già detto non ci sono giustificazioni per le sue azioni.
Ma se la 23enne non avesse scoperto tutto avremmo comunque un assassino tra noi?

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