Israele ha dichiarato lo stato di guerra, Domenica 8/10, e si sta preparando ad un conflitto di lunga durata, compresa laprobabile operazione di terra a Gaza, al cui confine si sta ingrossando lo schieramento di tank.
Sono queste “le significative azioni militari” votate dal Consiglio di sicurezza del governo Netanyahu che il premier aveva preannunciato a poche ore dall’attacco nemico evocando “una campagna di un’irruenza e un’ampiezza mai vista finora”.
A testimoniare la forza dello scontro in atto parlano le cifre: in Israele le vittime dei raid di Hamas, comprese quelle del terribile massacro del rave party israeliano alla frontiera, sono arrivate ad oltre 700. Dei circa 2.500 feriti, molti sono gravi. E all’appello mancano ancora in molti. Più di cento le persone prese in ostaggio e portate a gaza dai miliziani di Hamas.
Tel Aviv e Gerusalemme appaiano città fantasma, con la popolazione barricata in casa dopo la pioggia di razzi di sabato. Il Paese sta chiudendo: le compagnie aeree una dopo l’altra stanno cancellando i voli da e per l’aeroporto Ben Gurion. Molti turisti, non solo italiani, sono rimasti bloccati. Sull’altro versante, quello di Gaza, i morti sotto gli attacchi furiosi dell’aviazione israeliana sono arrivati ad oltre 400 tra civili e miliziani, con 2.300 feriti.
Prima di qualsiasi azione di terra, l’esercito israeliano deve liquidare le sacche di resistenza al confine con la Striscia, dove sono ancora in corso scontri tra miliziani di Hamas e soldati. Per stessa ammissione del portavoce militare Danel Hagari, a 48 ore dall’attacco “le forze di Hamas rimangono in territorio israeliano“. Tra le località in cui si combatte ancora c’è per esempio la cittadina di Sderot, dove gli scontri si sono riaccesi nei pressi della stazione di polizia presa dai terroristi e poi liberata dai soldati. Un altro punto caldo è il kibbutz di Melfasim. Israele ha riferito di aver ripreso il controllo su 22 delle comunità attaccate dagli uomini di Hamas, Jihad islamica e Brigate dei Martiri di al Aqsa.
La rappresaglia su Gaza
Alle migliaia di razzi e missili lanciati da Hamas su Israele, Tel Aviv ha risposto con massicci attacchi aerei sulla Striscia di Gaza, con droni e colpi di artiglieria. Un attacco israeliano ha distrutto un grattacielo nel centro di Gaza City. La Palestine Tower, di 14 piani, era la sede di uffici collegati ad Hamas e alla Jihad islamica. Ma ospitava anche decine di famiglie che hanno avuto dieci minuti di preavviso per evacuare. La distruzione non ha causato vittime.
Nel corso della giornata di sabato le violenze si sono estese, anche se in misura molto minore, alla Cisgiordania, dove ci sono stati scontri tra i residenti palestinesi e i coloni israeliani. Le forze armate israeliane hanno ucciso sei giovani palestinesi, tra cui un adolescente di 13 anni.
L’Autorità palestinese ha detto che i coloni israeliani avrebbero attaccato vari centri abitati palestinesi, probabilmente come ritorsione per gli attacchi di Hamas. Secondo il ministero della Salute palestinese sono stati uccisi sei palestinesi, tra cui un bambino.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che il Paese è “in guerra” e ha mobilitato migliaia di riservisti. Dai banchi dell’opposizione Yair Lapid si è detto disposto a creare un governo di unità nazionale per affrontare l’emergenza.
In un discorso alla nazione Netanyahu ha giurato di usare “tutta la potenza” dell’Idf per distruggere le capacità di Hamas. Definendo gli eventi di oggi “qualcosa di mai visto prima in Israele”, ha promesso di assicurare che “non accadrà mai più”. “Vinceremo, ma il prezzo sarà pesante”, ha aggiunto.
“Sarà una guerra lunga e difficile“, ha detto Netanyahu, perché ora l’obiettivo finale è quello di distruggere “le capacità militari e governative” di Hamas e del suo alleato, la Jihad islamica, e di “togliere loro la capacità e il desiderio di minacciare e danneggiare i cittadini di Israele per molti anni a venire“.
“Ridurremo in macerie i luoghi in cui Hamas si nasconde e da cui opera“, ha detto, intimando ai civili palestinesi di “andarsene subito”. Una delle ipotesi più probabili e diffuse tra gli analisti, ma ancora non confermata, è che Israele si stia preparando a invadere la Striscia di Gaza via terra.
Alcuni media hanno notato, infatti, come moltissimi soldati israeliani si stiano assembrando lungo la barriera di frontiera. Sui social network circolano foto e video di colonne di camion che trasportano mezzi militari da zone centrali di Israele verso i confini con Gaza. Non è chiaro se questo grosso aumento delle forze sia semplicemente stato deciso per rispondere all’attacco di sabato oppure se sia effettivamente in preparazione a un’invasione di terra.
Domande
I media discutono di un possibile fallimento critico dell’intelligence israeliana (e statunitense), totalmente impreparata di fronte a un’invasione di dimensioni senza precedenti.Per il momento non arriva alcun commento dai funzionari. Secondo la Bbc l’indagine interna è già iniziata, ma “andrà avanti per anni.
Nel corso della giornata di sabato sia Hamas sia la Guida Suprema iraniana Ali Khamenei hanno detto che l’Iran ha aiutato Hamas nell’organizzazione degli attacchi, anche se non è ancora chiaro di che tipo di aiuto si sia trattato.
Il presidente israeliano Isaac Herzog ha accusato l’arcinemico israeliano, l’Iran, di essere dietro l’attacco. Un alto funzionario dell’amministrazione statunitense, citato dalla Cnn, ha affermato che è “troppo presto per dire se lo stato dell’Iran sia direttamente coinvolto”.
Fonte: it.euronews.com