Un’idea bizzarra che le è costata davvero cara. Protagonista della vicenda è una 50enne di Pescasseroli, in provincia de L’Aquila, che ha finto di essere incinta dell’uomo che aveva frequentato per 20 giorni e per questo motivo è stata condannata a nove mesi di reclusione, oltre a 5 mila euro di provvisionale, un risarcimento da liquidare in sede civile e pagamento delle spese processuali.
La pena inflittale è stata stabilita dal giudice monocratico del Tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio. La donna è finita a processo per il reato di atti persecutori nei confronti di un agente di polizia penitenziaria che aveva conosciuto online.
La coppia, lui originario di Sulmona e in servizio a Parma, si era ‘incontrata’ virtualmente su un sito di incontri sul web. A distanza di circa due mesi, i due avevano deciso di vedersi di persona. Primo appuntamento il 3 agosto 2016 nel comune della donna, a Pescasseroli. Dopo quel primo incontro, la coppia aveva iniziato una frequentazione durata però neanche un mese, circa 20 giorni.
Una storia lampo, dunque, interrotta per volere dell’uomo. L’imputata, però, evidentemente non l’aveva presa bene: non accettando il rifiuto, avrebbe iniziato a tormentare l’uomo, fingendosi perfino incinta pur di convincere l’agente a tornare sui propri passi. Ma c’è di più.
Secondo l’accusa avrebbe provocato un perdurante stato d’ansia alla persona offesa, costringendolo a modificare il proprio stile di vita nonché a cambiare il numero di telefono visti i continui e ripetuti messaggi. Non avendo ottenuto i risultati sperati, avrebbe inseguito raggiunto il malcapitato fino a Parma, ovvero nei suoi luoghi di lavoro.
Una situazione divenuta insostenibile che ha costretto l’uomo a tutelarsi e sporgere querela. Da qui la condanna e la pena sospesa.