"La libertà di stampa in Italia continua ad essere minacciata dalla criminalità organizzata, in particolare nel sud del Paese, nonché da vari gruppi estremisti o di protesta che usano la violenza, che hanno visto un aumento significativo durante la pandemia" - si legge sul sito "Reporter sans Frontieres", il World Press Freedom Index, alla voce Italia. Il nostro paese è sprofondato vertiginosamente al 58° posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa: il dato è davvero preoccupante, nel 2020 e nel 2021, infatti, l'Italia si attestava in 41esima posizione nella classifica annuale che valuta lo stato del giornalismo e il suo grado di libertà in 180 paesi del mondo. Quest'anno è stata superata anche da Gambia e Suriname. L'organizzazione non governativa e no-profit francese "Reporter sans Frontieres" ha spiegato la situazione: "Questi sono gli effetti disastrosi delle notizie e del caos dell’informazione: gli effetti di uno spazio informativo online globalizzato e non regolamentato che incoraggia le fake news e la propaganda". RSF denuncia che "All’interno delle società democratiche crescono le divisioni dovute alla diffusione dei media d’opinione secondo il “modello Fox News” e alla diffusione di circuiti di disinformazione amplificati dal funzionamento dei social media. A livello internazionale, le democrazie sono indebolite dall’asimmetria tra società aperte e regimi dispotici che controllano i loro media e piattaforme online mentre conducono guerre di propaganda contro le democrazie. La polarizzazione su questi due livelli sta alimentando una maggiore tensione". Al primo posto dell'elenco mondiale c'è la Norvegia che supera nel podio la Danimarca e la Svezia. La Germania scende alla 16esima posizione, dalla 13ª che ricopriva l’anno scorso. Il Regno Unito invece sale alla 24, rispetto alla 33ª, la Francia alla 26ª, mentre gli Stati Uniti si attestano alla 42ª. L’ultimo posto se lo aggiudica la Corea del Nord, che scivola sotto l’Eritrea al penultimo. L’Iran, invece, è al terzultimo. La Russia è 155ª in classifica, in lieve peggioramento rispetto all’anno scorso, simile a quello che ha portato l’Ucraina al 106° posto. A completare il quadro globale la Cina, che rimane nelle parti basse della lista, al 175° posto. Nel report si legge che uno dei fattori che ha particolarmente influenzato la discesa in graduatoria dell’Italia, è l’autocensura: "I giornalisti a volte cedono alla tentazione di autocensurarsi, o per conformarsi alla linea editoriale della propria testata giornalistica, o per evitare una denuncia per diffamazione o altre forme di azione legale, o per paura di rappresaglie da parte di gruppi estremisti o della criminalità organizzata". Nel primo trimestre del 2022 sono stati registrati 44 atti intimidatori, un calo consistente rispetto ai 63 documentati lo scorso anno nello stesso periodo. Il 27 per cento delle intimidazioni, spiega il Viminale, sono avvenute tramite il web, in particolare sui social. La libertà di stampa è migliore che in Italia in tutti i Paesi dell’Europa occidentale, sia con governi di destra che di sinistra. D’altronde, in Italia la concentrazione editoriale nelle mani di pochi è evidente, le voci indipendenti sono sempre meno e sempre più soffocate da problemi economici, e le Fake News e la disinformazione in Italia hanno ormai raggiunto livelli da record mondiale. Per questo ci sopravanzano in classifica anche diversi Paesi latinoamericani e africani e anche diversi Paesi asiatici.
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